2.6 – MOTORI DI RICERCA
GIORNALISTICI E «GIORNALI AUTOMATICI».
Mentre le singole testate continuano a svilupparsi seguendo
un’ipotesi di rapporto speciale con il loro pubblico definita
dalla loro identità, Internet non cessa di creare nuove
forme di accesso alle informazioni e di confronto tra
le fonti.
I motori di ricerca sono da sempre tra i servizi più utilizzati
dal pubblico della Rete. Anche i più famosi e cliccati
tra i portali del mondo non raggiungono che una frazione
dell’insieme delle pagine scaricate dagli internettiani.
Perché le curiosità sono talmente frazionate e le motivazioni
della navigazione sono tanto diverse che il traffico si
suddivide tra milioni di strade e viottoli. Ma proprio
per questo i motori di ricerca sono dei punti di riferimento
fondamentali.
E lo stesso avviene per le notizie giornalistiche.
Esistono motori di ricerca specializzati nelle notizie
che seguono un particolare insieme di giornali e consentono
di ritrovare le notizie da questi pubblicate con la
stessa logica dei motori generalisti: categorie di notizie
e parole chiave libere. A loro volta, funzionano meglio
o peggio a seconda che il panorama di giornali che seguono
sia più o meno ampio e che gli algoritmi in base ai
quali funzionano siano più o meno sofisticati per distinguere
e portare in evidenza ciò che è maggiormente rilevante.
L’esperienza internazionale di motori specialistici
per i giornali come Newsindex e Moreover, in Italia
è rivissuta e, spesso, anticipata da Presstoday.
Tipicamente, al centro del valore d’uso di questi servizi
c’è la finestrella nella quale l’utente può scrivere
un testo o una parola e che serve a inviare la richiesta
al motore. Il motore interrogato a sua volta restituisce
i link agli articoli che contengono quella parola o
quel testo e che sono pubblicati in quel momento dai
giornali online che quel motore tiene sotto controllo.
Attorno a quella finestrella ci possono essere altri
servizi. Per esempio, si possono trovare le categorie
delle notizie: cliccando sui link corrispondenti si
riduce l’ambito nel quale il motore va a ricercare.
Inoltre, alcuni motori danno anche in bella evidenza
il dominio di giornali che seguono. E magari le principali
notizie del momento.
La home page di Presstoday si attiene prevalentemente
alla sua funzione principale ma accompagnata da una
selezione di categorie e dalla possibilità di scegliere
la lingua nella quale effettuare la ricerca.
Interessantissima la sezione dedicata alle statistiche
sui comportamenti degli utenti del servizio. In ogni
momento, il ricco campione di utenti di Presstoday segnala
i propri interessi. Mutandoli in ragione degli eventi
che vuole seguire, del giorno e dell’ora del giorno.
Richiede notizie sui fatti dei quali ha solo sentito
parlare alla tv, per approfondire o confrontare le scelte
narrative e interpretative operate dalle diverse centinaia
di giornali che indicizza. Oppure cerca informazioni
su quello che si aspetta succeda quel giorno. L’eco
degli altri media si avverte nelle ricerche su Presstoday,
come pure si sente l’insieme di bisogni cui i giornali
online autonomamente sanno dare soddisfazione.
Tutto questo avviene via browser, senza bisogno di
registrazione. Se si vuole una vera e propria rassegna
stampa aggiornata online, invece, occorre abbonarsi
al servizio e scaricare un “client”, cioè un programma
specifico che si installa sul proprio personal computer
e che si occupa di registrare la griglia di concetti
che l’utente vuole seguire cercando da solo le notizie
e riportandole in ordine sulla scrivania dell’utente.
Nulla impedisce di pensare che Presstoday possa andare
anche sui telefonini e i palmari. Oppure che venga un
giorno interrogato con la voce dall’automobile. E lo
stesso si può dire di Moreover o Newsindex. La strada
è aperta. E un nuovo concorrente potentissimo si affaccia
all’orizzonte. Il giornale automatico.
Google News sta già spopolando. Il motore di ricerca
più importante del mondo, Google, dopo aver cambiato
la faccia del Web per la ricerca di informazioni testuali,
di immagini, di interventi nei newsgroup, ha infatti
deciso di entrare nel settore delle notizie.
Il motivo per cui Google è riuscito a battere ogni
concorrenza come motore di ricerca è facile da raccontare:
si basa su un algoritmo potentissimo, che riesce a cogliere
meglio di ogni altro finora apparso all’orizzonte la
rilevanza dei contenuti del Web rispetto alla domanda
posta dal navigatore, e indicizza una quantità impressionante
di pagine Web con una batteria di decine di migliaia
di server organizzati in modo modulare, perché la caduta
di uno di essi non pregiudichi l’efficienza dell’insieme.
E Google pare sia riuscito nell’intento di tradurre
questi punti di forza anche nel mondo della ricerca
di notizie. Aggiungendo alcuni tocchi di qualità. Che
sembrano preludere alla possibilità di costruire in
automatico una sorta di ricchissima «prima pagine»,
capace di riconoscere la gerarchia delle notizie impaginando
più in alto le più importanti. Naturalmente, non è il
computer a fare queste scelte ma i giornalisti delle
migliaia di siti indicizzati da Google (nato in inglese
ma destinato ad aprire lo stesso servizio anche in altre
lingue, compreso l’italiano) e che il motore per così
dire sfrutta e sintetizza.
In effetti, il risultato è sorprendentemente efficiente.
Nel giorno del disastro dello shuttle Columbia della
Nasa, sabato 1° febbraio 2003, Google News fu capace
di riconoscere immediatamente l’importanza della notizia
che restò al primo posto anche per tutto il giorno successivo.
La domenica, nel primo pomeriggio, era in alto, apriva
con il link al servizio del Washington Post le cui prime
parole erano le ultime pronunciate dal capitano della
nave spaziale. Un quotidiano «umano» non avrebbe potuto
far meglio. Ma, accanto al pezzo del Washington Post,
che Google News registrava essere arrivato da 9 ore,
il motore impaginava la foto pubblicata dallo Houston
Chronicle, i link ai servizi di Voice of America, Salt
Lake Tribune, New York Times, San Jose Mercury News
e il collegamento ad altri 862 altri articoli sulla
vicenda provenienti da tutto il mondo. Seguire un avvenimento
non è mai stato così facile per chi non ami affidarsi
a una sola fonte ma preferisca confrontare un gran numero
di possibili interpretazioni diverse dei fenomeni. Quando
si clicca su un titolo il browser va sul sito del giornale
citato e alla pagina dove è pubblicato l’articolo che
interessa. Non c’è violazione di copyright in quanto
tutto il contenuto, a parte il titolo e le prime righe,
viene lasciato al giornale che lo ha prodotto e i navigatori
lo possono leggere solo collegandosi con il giornale
stesso.
Naturalmente la prima pagina di Google News si aggiorna
automaticamente in continuazione. Prendendo le novità
da oltre 4 mila fonti giornalistiche diverse. Non c’è
alcun intervento umano nella selezione delle notizie
che appaiono su Google News a meno che invece di seguire
i contenuto suggerito dai computer di Google, nella
prima pagina e nelle pagine delle varie sezioni (internazionale,
Stati Uniti, business, scienza e tecnologia, sport,
spettacolo, salute), i navigatori non scrivano la loro
richiesta nell’apposita finestra di dialogo. In quel
caso Google News ridiventa un motore di ricerca di notizie.
Molto potente.
Si può seguire lo sviluppo di ogni notizia o filone
di notizie cliccando su «sort by date»: questo comando
ordinerà cronologicamente le notizie su un argomento,
con la più recente in alto.
L’automatizzazione della ricerca di notizie è stata
vista come un attacco al ruolo dei giornalisti. Se ne
è parlato anche a proposito di motori più sofisticati,
come per esempio quello sviluppato alla Columbia University
di New York che svolge il ruolo di agente intelligente
per trovare le notizie e restituirle in forma semplice
e completa come dovrebbe essere un articolo giornalistico.
Si è detto che questi giornali automatici riducono lo
spazio di azione dei giornalisti e li sostituiscono
con delle macchine. Ma non è del tutto vero: perché,
dicono a Google, il motore non fa che basarsi sulle
scelte intelligenti fatte dai giornalisti in carne ed
ossa valorizzandole in più modi: facendole trovare più
facilmente da più persone e oggettivizzandone il giudizio
collettivo sulla rilevanza relativa delle notizie.
Quello che Google e i giornali automatici mettono in
crisi non è il contenuto dei giornali, ma il contenitore.
E da questo punto di vista a preoccuparsi non dovrebbero
essere i giornalisti ma gli editori.
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Riferimenti:
http://www.presstoday.com/ita
http://www.presstoday.com/ita/stats.php
http://www.newsindex.com
http://w.moreover.com/
http://news.google.com/
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