CORSO DI GIORNALISMO
PRODUZIONE DEL GIORNALISMO ONLINE  

4.1. – FARE IL GIORNALE ONLINE.

- La sostanza del lavoro non cambia
Le indicazioni contenute in questa sezione non sono poi sostanzialmente diverse da quelle si potrebbero scrivere a proposito della fattura di un giornale per qualunque medium.

Perché il ruolo del giornalista è sempre quello del mediatore culturale tra fatti e fruitori del racconto di quei fatti. Il racconto può essere stringato o approfondito, obiettivo o interpretato, diretto o indiretto… ma si tratta sempre di un racconto basato su fatti. E chi ne fruisce intende proprio accedere ai fatti attraverso una mediazione cui concede la sua fiducia.

D’altra parte, nell’epoca di Internet, chi non voglia una mediazione giornalistica ma si accontenti di accedere direttamente ai fatti può farlo e potrà sempre di più.

Basti pensare alle webcam e ai blog. Fenomeni tipicamente internettiani offrono una percezione disintermediata della realtà. Le webcam perché non fanno che osservare ciò che vedono elettronicamente e pubblicarlo così com’è in Rete. I blog perché pubblicano ciò che i loro autori osservano senza alcun metodo dichiarato e discusso con un consesso di pari: il che significa che benché molto spesso riportino i fatti in modo più fedele e puntuale di quanto non facciano i giornali (i casi che lo dimostrano sono decine), in realtà l’unico valore che possono oggettivamente garantire è quello di essere strumenti che consentono l’accesso immediato a ciò che vedono o pensano i loro autori.

Questo dell’immediatezza, dunque, è un fenomeno parallelo alla moltiplicazione delle finestre che guardano il mondo e lo mettono in Rete.

Ma con l’immediatezza si sviluppa anche l’information overload: donde il perpetuarsi dell’utilità sociale del servizio giornalistico. Ne parleremo ancora, più avanti. Qui basti sottolineare che la sostanza del lavoro giornalistico, che si svolga per un giornale online o offline, non cambia.

- Macchina e creatività nell’utilizzazione degli strumenti

Certo, si può sostenere che se c’è qualcosa che distingue il giornale online da qualunque altro questa è l’uso dell’Internet come medium. E sebbene sia un truismo, questa affermazione sottolinea il ruolo decisivo svolto dalla tecnologia nel definire la specificità del giornale online. E nel costruire il suo particolare insieme di vantaggi e svantaggi.

Di qui, una delle principali necessità di chi lavora per un giornale online: sapere come funziona la Rete. Non è difficile saperne abbastanza. Non si tratta certo di conoscere la tecnologia in modo da poter mettere su un servizio di accesso a Internet o da configurare un server Apache. Si tratta si sapere come funziona la tecnologia essenziale della Rete. Perché in questo modo si può usare creativamente lo strumento e portare un vantaggio specifico agli utenti.

E poiché la tecnologia internettiana evolve continuamente e velocemente, sarà bene che l’atteggiamento dei giornalisti nei confronti dei tecnici informatici sia molto più rispettoso e curioso di quello che di solito si vede nelle redazioni cartacee o televisive nei confronti degli addetti alla stampa e alla trasmissione.

In Internet, la tecnologia si presta a mille interpretazioni e vale la pena di sfruttare questo fatto per differenziarsi dalla concorrenza. Chi la può insegnare ai giornalisti va ascoltato con estrema attenzione.

Ma non con la deferenza di chi sospetta di non capire la tecnologia e di non poterla capire. Con l’orgoglio di incarnare un servizio utile al pubblico e soprattutto una cultura molto rara, basata appunto sull’idea che la qualità del prodotto si giudica dal punto di vista di chi lo usa e non di chi lo produce. Il che è, appunto, l’unico vero punto a favore di tutta la cultura giornalistica.

Quando nell’incontro tra la cultura tecnologica e la cultura giornalistica si vedono al lavoro due professionalità che si rispettano e si ascoltano allora il risultato è fantastico. Molto spesso invece una cultura si ritiene superiore o inferiore all’altra: e allora sono dolori. Perché far scegliere come organizzare un giornale online a un esperto di router e server è disastroso quasi quanto far decidere gli investimenti in software e hardware a un professionista delle parole.

- Un approfondimento sui blogger

I grandi media si sono da tempo accorti dei blogger, di quei siti amatoriali nei quali le persone di ogni estrazione ed esperienza pubblicano quotidianamente quello che vedono, sentono dire, immaginano, o semplicemente pensano. La varietà qualitativa dei blog è enorme. La loro affidabilità molto diversa da caso a caso. Ma nell’insieme sono un fenomeno dilagante e che si dimostra in grado di smuovere l’opinione pubblica. Almeno quando riesce a smuovere i grandi giornali.

Ormai il New York Times, per esempio, dà regolarmente spazio agli umori prevalenti nel mondo dei blogger. E sulla stessa strada si sono avviati Los Angeles Times e Washington Post. Dai blogger emergono prevalentemente storie minori di vita quotidiana che però raggiungono il cuore di migliaia di diaristi della Rete diventando per questo fenomeni che i grandi media non possono ignorare. I casi sono tanti. Il più famoso è quello di un incidente apparentemente minore tra studenti pro e contro la causa dei palestinesi all’università di San Francisco: non ne parlò nessun giornale, salvo una breve sul San Francisco Chronicle. Ma i blogger la presero tanto a cuore da farla diventare una questione nazionale e alla fine divenne, appunto, una storia per New York Times, Los Angeles Times e Washington Post.

Anche perché i blogger sono tanti: solo in America sono 970 mila, secondo una stima recente, contro i 343 mila di un anno fa. Insomma: questa massa di persone che scrivono e pubblicano e si collegano, fa rumore e influisce sull’agenda dei grandi media.

Tutto questo, per una specie di riflesso condizionato degli osservatori del mondo internettiano, ha fatto riflettere sulla possibilità che i blogger siano la nuova frontiera del giornalismo. Con il risultato di poter arrivare a dire che se lo sono non è una frontiera molto avanzata.

Per Cameron Marlow, del Media Lab al Mit, i blogger sono interessati essenzialmente da se stessi. A parte alcuni di loro, condotti da motivi etici o politici, la maggior parte è semplicemente attratta dall’apparire online. Elizabeth Osder, docente all’università di Southern California, intervistata da «Wired», dice: “I blogger sono interessanti come gli amici che ti fanno vedere il loro quaderno di appunti”. In pratica: “Sono affascinati, persino eccessivamente, dalla possibilità di esprimere se stessi. Il loro prodotto è fatto di opinioni prodotte da non esperti, privi di risorse che non si documentano”.

Alla fine si potrebbe concordare con Steve Outing, del Poynter Institute for Media Studies, che sostiene: “I blogger sono una specie di campanello d’allarme che aiuterà il giornalismo tradizionale a leggere alcuni segnali deboli provenienti dalla società”.

Per i giornali online i blog sono dunque una delle più importanti caratteristiche della grande macchina che è Internet. E conoscerla significa poterla valorizzare adeguatamente e creativamente.

- Animazione di forum e scelta dei sondaggi

Già, perché i blog non sono altro che l’ultima incarnazione della specialità di Internet: quella di facilitare l’interattività. E si tratta di un’interattività strutturale: non il luogo concesso dai giornalisti all’espressione delle opinioni del pubblico, come le lettere al direttore dei giornali tradizionali, ma la semplice comunità che comunica. Il che ovviamente scardina l’antica relazione monodirezionale tra pubblico e informazione. Anche se come detto non annulla e anzi specifica il ruolo di mediazione che i giornalisti possono giocare al servizio della comunità.

E dunque, l’interattività va concepita come una relazione con la Rete nel suo complesso e non come una finestra di dialogo all’interno di un sito giornalistico. Beninteso, queste ci sono e ci devono essere.

In un giornale online, le finestre di dialogo sono innumerevoli. I forum sono la più classica e difficile: si tratta di animarli e condurli verso una discussione asincrona ricca e intonata al contesto. Quando l’animazione di questi forum è insufficiente, la discussione langue o prende strade impreviste per andare velocemente fuori tema, tanto che a un certo punto si fatica a capire perché quel forum si trovi nel sito in cui si trova. Quando invece l’animazione è ricca e attenta possono nascere momenti particolarmente intensi. Il forum di un giornalista importante e dotato di una community di suoi fan che lo seguono è di solito una bella e intelligente lettura.

A questo proposito, comunque, esistono due scuole di pensiero e due stili di animazione. La prima scuola di pensiero consente i messaggi anonimi e la seconda li vieta. Il primo stile di animazione lascia che tutto venga pubblicato automaticamente salvo poi eliminare i messaggi dal tono diffamatorio o altrimenti illegale, mentre il secondo stile di animazione prevede un controllo preventivo dei messaggi prima di autorizzarne la pubblicazione. È evidente che i messaggi anonimi in un sito che non funziona con il sistema del controllo preventivo tendono a prendere una piega rischiosa, mentre il sistema dei messaggi consentiti solo ai registrati e con controllo preventivo tendono ad avere pochi interventi. Tra i due tipi di problemi si devono cercare i giusti equilibri.

Nell’esperienza, si osserva che forum che non contano su personaggi famosi per l’animazione, dovrebbero essere agganciati il più possibile all’attualità. Il« Wall Street Journal», come altri, invita per esempio alla discussione in seguito alla lettura di un particolare articolo. Il che induce a interpretare il forum come un momento di discussione sulla stretta attualità.

Analogamente si possono trattare i sondaggi. Mentre i forum impongono comunque un impegno di tempo al pubblico che deve intervenire con un testo, breve o lungo, i sondaggi chiedono al lettore semplicemente di votare. Si può votare il gradimento a un articolo, come un applauso alla fine di un discorso, oppure si può proporre ai lettori di votare su un’idea. I sondaggi sul gradimento per certe ipotetiche decisioni politiche, economiche o sportive, sono di solito un successo sui giornali. Specialmente se appunto le domande interpretano lo spirito della comunità nella quale il giornale svolge il suo servizio.

Ma indubbiamente, il giornale non può accontentarsi solo dell’interattività che riesce a sollecitare tra i suoi lettori nelle finestre che sul suo sito apre per i loro interventi. L’approccio corretto è quello rovesciato, nel quale il giornale partecipa al discorso esistente nella comunità cui si rivolge. Inviando i suoi giornalisti a parlare nelle sedi che la comunità ha già trovato e aperto. E offrendo in cambio i propri forum e i propri sondaggi. A quel punto acquistano maggiore significato sia gli articoli pubblicati dai giornalisti sia le finestre di dialogo che questi aprono per i loro lettori.

- Organizzazione di eventi online

Un caso particolare di quanto detto nel paragrafo precedente è l’organizzazione di eventi online particolarmente significativi. Si tratta ancora di forum o chat ma con la partecipazione di personaggi di rilievo per la comunità cui partecipa il giornale online.

Anche per quanto riguarda questa soluzione ci sono diverse interpretazioni: la tecnologia internettiana non è mai univoca.

L’invitato può essere sottoposto a un fuoco di fila di domande in diretta e riuscire a rispondere scegliendo a caso tra queste oppure può avere di fronte una preselezione di domande arrivate secondo una regola (per esempio, i primi a inviare, oppure i più qualificati, o ancora coloro che inviano le domande migliori a insindacabile giudizio della redazione).

Inoltre, le risposte possono essere testuali, in audio o addirittura in video. E i partecipanti possono “applaudire” o dissentire usando un apposito sondaggio sempre aperto mentre l’evento avviene.

A quel punto, con un armamentario tecnico di questo genere, la concezione editoriale dell’evento può avvicinarsi logicamente a quella di qualunque altro evento. E dunque non occorre spendere troppe parole su questo punto se non rimandare alle pratiche di uso comune in questo genere di settore.

Di sicuro, Internet consente di organizzare eventi più tagliati sugli interessi dei visitatori, di avere un’audience internazionale, di scegliere strade più riflessive o più emotive. Ma nella sostanza un evento di questo genere è un evento che sfrutta la notorietà di un personaggio e fa notizia solo per il fatto che quel personaggio si mette a disposizione di un ampio gruppo di persone che normalmente non potrebbero accedere a un contatto diretto con lui.

- Editing dei pezzi

Anche per quanto riguarda l’editing le regole generali sono le stesse di quelle che guidano l’editing di tutti i pezzi giornalistici. Il suo scopo, principalmente, è quello di modellare la struttura e la forma di un pezzo in modo da massimizzarne la fruibilità dato il medium utilizzato.

Chiaramente, il principio generale è facilmente enunciabile. La sua interpretazione pratica non è altrettanto semplice da descrivere.

Non a caso, alla fine dei conti, il giornalismo resta ancora molto simile all’artigianato: non arte, ovviamente, ma neppure semplicemente industria. Si potrebbe piuttosto dire che il lavoro degli editori è proprio quello di industrializzare un lavoro artigiano.

Ma nel principio generale c’è un elemento che prevede delle forme di differenziazione. E cioè il fatto che l’editing ha sempre lo stesso scopo ma la sua realizzazione va adattata al medium utilizzato.

In questo caso, ci si può dunque domandare se l’editing per Internet sia particolare. Probabilmente, sì. Anche se dipende moltissimo dalla struttura grafica scelta in sede di progettazione. L’editing sarà diverso, se un giornale si basa su pezzi giganteschi e approfonditi documenti oppure se è fatto di notizie brevi.

Ci sono alcuni accorgimenti che non possono essere comunque dimenticati. Le frasi che già normalmente il giornalismo vuole brevi, su Internet devono esserlo ancora di più. Gli a capo ancora più frequenti. Le soluzioni di alleggerimento vanno pensate, ancora una volta, a livello grafico. Ma gli editor le devono pretendere e interpretare in maniera attenta e puntuale. E poi l’editing di un pezzo internettiano significa pensare anche i sondaggi e i forum collegati, le possibili storie precedenti da linkare o i siti che vanno citati come fonte o confronto della notizia. E nei casi migliori, l’editing comprende anche la segnalazione dei pezzi del proprio giornale a forum e altri siti che probabilmente sono interessati.

- Generi di articolo (notizia, inchiesta, opinione, intervista, racconto, news-analysis)

La cultura della notizia è certamente qualcosa che non va dato per scontato. Alberto Cavallari, sofisticato maestro di giornalismo, invita a chiedersi come distinguere nell’ambito del grande fiume della comunicazione umana quel qualcosa di specifico che è la notizia: «non è letteratura, arte, religione, musica, scienza, interpretazione e rappresentazione del mondo, ma specifica informazione relativa al mondo».

Forse non esiste una definizione esauriente di questa cultura ambigua, fatta di formule e luoghi comuni, di grandi scoperte e piccole soluzioni per la vita quotidiana.

Ma di sicuro siamo in grado di sottolineare le differenti forme che il giornalismo assume:

- notizia
- inchiesta
- intervista
- opinione
- racconto
- news analysis

La notizia dà conto di un fatto nudo e crudo. Lo colloca nel tempo e nello spazio. Lo descrive efficacemente. Lo attribuisce a qualcuno. A quel punto, specialmente su Internet, lo collega ad altri fatti e ad alcune fonti con la tecnica dei link. Eventualmente lancia un forum o un sondaggio.

La notizia di per se non è molto diversa online e offline. Online però è connessa. Il ruolo del contenitore internettiano è soprattutto in questa connessione: con il dibattito nella comunità o con le altre notizie e analisi. Gli esempi che dimostrano come tutto questo possa ridefinire il giornale online sono innumerevoli. Le notizie della Reuters, una gigantesca agenzia di stampa economica e finanziaria, si trovano molto bene nel contenitore di Yahoo! che le collega ad altre notizie e ai forum degli interessati a usare quelle notizie per i loro investimenti.

L’inchiesta non parte da un fatto ma da un problema. E poi risolve quel problema mettendo in fila i fatti. L’inchiesta è il genere di articolo che più avvicina il giornalismo alla ricerca. I grandi momenti del giornalismo sono tutti coincisi con grandi inchieste.

Su Internet l’inchiesta resta più o meno tale e quale. Il problema deve essere interessante e di attualità. La raccolta dei fatti deve essere obiettiva, completa ed efficace. L’esposizione dei fatti va resa nel modo più lineare possibile. Le fonti vanno esplicitate. I link sono decisivi. Si può aggiungere documentazione. Anche in forma multimediale (audio e video). Si possono cercare soluzioni espositive specifiche, come le infografiche e i disegni attivi (cioè cliccabili).

L’intervista può essere importante in quanto documenta in presa diretta il pensiero di un testimone di un fenomeno importante. È una soluzione abusata in tutti i casi nei quali non si vuole prendere posizione (politica o finanza ne sono territori privilegiati). È una soluzione divertente quando l’informazione confina con lo spettacolo, come nel caso dello sport. È una soluzione giusta quando consente di raggiungere un personaggio raro e importante, le cui parole sono il veicolo migliore per arrivare a comprendere qualcosa che non si potrebbe intendere altrimenti.

Su Internet l’intervista può essere multimediale. Si possono scrivere i testi delle domande e lasciare le risposte alla viva voce della persona intervistate.

L’opinione è ovviamente il punto di vista di chi la scrive su un argomento. In Internet può condurre all’animazione di forum particolarmente interessanti. Se i lettori contribuiscono numerosi al forum legato all’opinione, valorizzano il genere molto di più di quanto il genere valorizzi il giornale.

Il racconto, il reportage è un genere splendido. Si fa un viaggio straordinario e se ne dà conto ai lettori. Con Internet se ne può dare conto con le parole e i suoni che circondano l’esperienza del viaggiatore. Oppure con le voci degli intervistati e le immagini di ciò che il narratore vede intorno a se. Il reportage è un modo per trasferire un’esperienza. La creatività la arricchisce.

La news analysis è l’analisi di un fatto. Segue un metodo e spesso una filosofia. Il settimanale britannico «The Economist» è un insieme di analisi di fatti sulla base di un metodo empirico e di una filosofia liberista, liberista e abbastanza libertaria. Una news analysis su Internet si arricchisce dei confronti con le analisi che altri stanno conducendo sugli stessi fatti e dei dibattiti qualificati tra altri esperti su una specifica materia.

- Struttura (attacco, sommario, svolgimento, finale)

Un pezzo comprensibile è sempre costruito attorno a una struttura precisa. Tipica e distintiva dell’autore o del giornale per cui scrive. In ogni caso ha sempre un attacco, un sommario, uno svolgimento e un finale. E parlarne, in un manuale, non serve che a dare l’idea di alcune possibili modalità espressive alternative.

L’attacco migliore di una notizia è la notizia stessa. Senza fronzoli e perdite di tempo. L’attacco di un’inchiesta è variamente interpretabile, ma in ogni caso deve dare l’atmosfera nella quale si svolgono i fatti e il problema che essi ispirano. L’attacco di un’intervista è di solito la frase più interessante dell’intervistato. Ma non necessariamente. Se l’intervistatore ha carattere riesce a dare nelle prime righe un’idea della persona che intervista e dell’interesse di stare a sentire quello che ha da dire. In tutti i casi, l’attacco è decisivo per catturare il lettore: non per dimostrare il valore del giornalista. La regola è sempre la stessa: priorità al servizio per il lettore e non alla gratificazione dell’autore dell’articolo.

Il sommario è decisivo per le inchieste e le news analysis. Il sommario dell’inchiesta serve soprattutto per dare l’idea dell’ampiezza del problema: è un percorso accelerato nell’insieme dell’inchiesta, una sorta di mappa del pezzo che chi legge potrà tenere in mente per procedere nell’articolo senza perdersi nei particolari. Il difficile è scrivere il sommario usando parole e frasi che non si ripeteranno successivamente. Nella news analysis il sommario è invece l’insieme delle ipotesi interpretative alternative che possono spiegare un fatto.

Lo svolgimento dell’inchiesta è la serie dei fatti, collegati tra loro secondo un filo logico riconoscibile. Il finale è la soluzione. Che però dovrebbe essere a questo punto non una sorpresa ma un modo per tirare le somme. Perché un’inchiesta giornalistica non è un giallo. È un percorso che i lettori, assieme al giornalista, seguono nei fatti e grazie al quale, man mano, comprendono da soli la soluzione.

In mancanza di meglio, la struttura del pezzo deve comunque rispondere alle classiche domande del giornalismo, che fa sempre bene tenere presente: quando, dove, chi, cosa, come, perché. Se un pezzo risponde a tutte queste domande ha certamente fatto il suo dovere.

- Lunghezza dei pezzi

Non bisogna credere a chi dice di sapere quanto devono essere lunghi i pezzi giornalistici pubblicati in Internet. Le brevi della home page della «Stampa Web» sono una soluzione di successo: tanto che gran parte dei navigatori si fermano ad esse. Ma gli articoli di «First Monday», lunghissimi, veri e propri saggi, hanno il loro tipo di successo.

La lunghezza dei pezzi dipende dalla linea editoriale e dal valore di servizio che il sito sceglie di avere. Può essere un sistema di trasmissione di saggi importanti e difficili da trovare. Oppure un sistema di accesso completo ma veloce all’informazione. Il valore che la redazione e il giornale pensano di dare al pubblico determina la lunghezza dei pezzi.

Detto questo, va ricordato che il pubblico tende ad abituarsi a una particolare interazione con i diversi media: come spiega Mauro Sentinelli, direttore generale della Tim, il pubblico pensa al telefonino come a un medium cui dedicare al massimo tre minuti, alla televisione come a un medium cui dedicare in media mezzora, al computer come a un medium cui dedicare 70 minuti.

Dunque da un certo punto di vista, il medium impone tagli drastici quando il pubblico pensa di dedicargli poco tempo (telefonino e tv) mentre concede libertà d’azione nel caso che il pubblico pensi di dedicargli un tempo più lungo. Secondo Clemente Mimun, direttore del Tg1, il telegiornale che si vede su un telefonino contiene l’informazione che si trova nei titoli di testa di un telegiornale televisivo, mentre tutto un telegiornale televisivo contiene la quantità di informazione che si trova nella sola prima pagina di un quotidiano. È evidente che un giornale online contiene inevitabilmente una quantità di informazione molto superiore a qualunque altro tipo di giornale, perché consente l’accesso alle notizie del momento, a quelle dell’archivio e a quelle degli altri giornali con pochi colpi di mouse.

L’approccio del pubblico sarà dunque determinato dalla promessa di valore che il giornale online formulerà e soprattutto manterrà nel tempo.

- Segnaletica

Una tematica decisiva, sulla quale occorre meditare sia in sede di importazione grafica che in sede di scrittura degli articoli è quella della segnaletica. Il principio è semplice: il lettore deve sapere in ogni momento a che punto si trova della lettura. La sua attenzione va servita non richiesta dal giornale.

Le soluzioni possono essere le più diverse. E la creatività non si può certo prevedere in un manuale. Il colore di fondo delle pagine o delle loro intestazioni può cambiare con la sezione del giornale. Che comunque va sempre in testa agli articoli. E accanto degli articoli, specialmente quando sono lunghi, occorre dare una sorta di sommario cliccabile salvo nel punto in cui si sta leggendo.

Contano molto anche i link a lato e i titoletti nel pezzo. La scrittura stessa, peraltro, deve aiutare: non stiamo scrivendo un brano di letteratura ma un servizio.

- Fonti, etichetta e regole grafiche del proprio giornale

Non solo la prassi e la buona creanza giornalistica impongono la citazione delle fonti. La stessa credibilità di un articolo è massimizzata se il giornalista dice dove ha preso le informazioni che riporta.

Può essere che la fonte vada mantenuta segreta. Capita. Ma in generale va citata. Anche nel caso sia un altro giornale o un’agenzia. Tutto questo avviene molto più spesso nel giornalismo anglosassone che in quello all'italiana. Del resto, c’è sempre da imparare dal confrontarsi con gli altri. E poiché su Internet il confronto è pane quotidiano, vale la pena di scegliere anche nei giornali online italiani la pratica migliore.

Diversi giornali peraltro hanno diverse politiche. E il singolo giornalista deve attenersi ad esse. Può essere che un giornale non citi di proposito nessun concorrente. In quel caso, sarà sempre meglio procurarsi fonti dirette piuttosto che dire qualcosa che si è letto su un giornale concorrente che non si può citare.

I fatti che riguardano il proprio editore o il proprietario della casa editrice per la quale si lavora dovrebbero essere descritti con la stessa oggettività degli altri. Ma c’è una buona regola da seguire in questi casi: quando si cita l’azienda o la persona in questione si può aggiungere tra parentesi una notazione che li descriva appunto come editori del giornale.

Ogni giornale poi ha le sue regole grafiche. Meglio procurarsele prima di scrivere. Le variazioni non sono gravi ma il lettore non gradisce che in certi articoli di un giornale si scriva «per cento» e in altri «%». Oppure che le virgolette siano qui « e là “.

Il servizio giornalistico non è mai solo la produzione di contenuti originali. Ma l’originalità va premiata e sottolineata. Perché sia meglio percepita dal lettore deve essere evidente quando l’articolo non è altro che un assemblaggio di pezzi letti altrove e quando invece risulta da una ricerca originale. Si crederà di più all’originalità vantata da un giornale per quanto riguarda un articolo quando il lavoro di assemblaggio di pezzi già usciti altrove è ammesso per altri articoli.

- Titoli, sommari, occhielli, catenacci, didascalie ecc

I classici canoni dei titoli si applicano anche ai titoli online. Chiariscono il fatto di cui si parla ma sono tanto accattivanti da invitare alla lettura. L’equilibrio tra le due esigenze è la magia dei titoli.

La titolazione è un insieme composto da occhiello, titolo e sommario; a volte c’è anche un catenaccio. Ma per come si stanno evolvendo le pagine, si può dire che della titolazione fanno parte anche le didascalie. In senso lato si possono accomunare allo stesso concetto le parole cliccabili che invitano a visitare le pagine collegate al testo e persino i bottoni di servizio.

Gli occhielli possono in Rete avere la doppia funzione di designare l’argomento e di precisare la principale parola chiave con la quale si possono archiviare i pezzi. Un articolo si trova infatti di solito in una sezione che ne classifica il tema in modo molto generale. Ma all’interno di uno stesso tema si possono avere molti sottoargomenti, sebbene in numero finito: sicché questi sottoargomenti, o categorie, possono essere designati da occhielli strutturati in modo da poter essere usati come chiave privilegiata per il data base degli articoli. Se si sceglie questa strada, l’occhiello a sua volta può essere suddiviso in due parti separate da una barra. A sinistra della barra si trova la parola chiave. A destra la precisazione del luogo o del tempo cui sono riferiti i fatti segnalati nel titolo.

Il titolo, naturalmente, è il responsabile della veloce e sintetica trasmissione del contenuto dell’articolo. Oltre che il più importante strumento di marketing per invogliare i lettori a dedicare tempo a quell’articolo. Ha un corpo di solito più grande e per questo è anche composto da poche parole. Spesso finisce col dire poco del fatto per concentrarsi sullo scopo di incuriosire. A supporto del titolo, dunque, c’è il sommario che consente di raccontare effettivamente la vicenda cui si riferisce l’articolo.

L’eventuale catenaccio, invece, serve se c’è un fatto collegato a quello principale, abbastanza importante da dover essere segnalato subito ma non tale da non essere riconoscibile come secondario.

Le didascalie sono come dei titoli perché aiutano a comprendere l’informazione contenuta in una foto, o in un video che parte cliccando sull’apposita icona. Ma le didascalie online hanno un ulteriore valore rispetto a quanto avviene negli altri media: perché rispondono all’esigenza di garantire uno standard di accessibilità per le persone disabili. È una prassi standard quella di descrivere compiutamente le foto e le immagini con testi che un software può trasformare in voce in modo che alle informazioni in esse contenute possa accedere anche chi non vede o non può in quel momento vedere.

I link sono parole in evidenza (spesso sottolineate) e quindi tendono ad assumere graficamente una funzione oggettivamente simile a quella dei titoli anche se invece di predisporre alla lettura dell’articolo sottostante invitano a visitare altre pagine, all’interno del sito o anche in altri siti.

I link all’interno del sito più importanti sono quelli della home page che di fatto, oltre ad avere la funzione di dare la prima informazione di massima sulle cose più importanti, è anche un grande manifesto pubblicitario per tutte le cose che si possono fare con il sito. E i titoli degli articoli che si trovano all’interno sono tra i link più importanti. Per i manager del giornale online (non ovviamente per i giornalisti), un clic su uno di quei link è più importante della lettura stessa dell’articolo.

- Conoscere l’html, gli editor, asp e xml

Fino a qualche anno fa, ogni sito era scritto in linguaggio html. Il browser era in grado di leggere i file in html e di tradurli in una pagina graficamente corretta. Anzi, spesso l’html consentiva soluzioni graficamente molto creative. Ma i siti fatti completamente di pagine in html erano inevitabilmente organizzati ad albero e tendevano a raggiungere presto una notevole complessità. La coerenza dei link interni era la prima a saltare.

Scrivere pagine in html, peraltro, non era per niente difficile. Bastava conoscere una serie di comandi (tag) e le funzioni fondamentali venivano presto realizzate. I comandi più tipici erano quelli necessari a dare alle parole il corpo, il font e lo stile (grassetto, corsivo, sottolineato). Fondamentali poi erano i comandi per andare a capo e per dare a certe parole o immagini la funzione di link. Con il tempo sono usciti programmi in grado di aiutare chi componeva le pagine a gestire intuitivamente i comandi html. Alla fine è stato possibile costruire le pagine html nello stesso modo in cui si componevano le pagine per i giornali cartacei.

Ma restava il problema della complessità di gestione dell’insieme delle pagine e dei link interni. Cui si dovevano aggiungere i programmi per l’interattività, i motori di ricerca e per l’inserimento delle inserzioni pubblicitarie. Così si sono sviluppate le piattaforme di gestione editoriale basate su database che strutturavano il sito in modo da renderlo molto più solido dal punto di vista gestionale ed efficiente dal punto di vista informatico.

A questo punto, per l’inserimento dei testi, delle foto, dei titoli, dei link bastava scrivere all’interno delle apposite finestre di dialogo o incollare le pagine già confezionate negli spazi predisposti.

Nozioni di html sono comunque sempre utili. Perché le finestre di dialogo e le pagine predisposte dai grafici usando i vari programmi di gestione dei siti non esauriscono mai tutte le esigenze espressive dei giornalisti. Che quindi, se vogliono modificare qualcosa, devono farlo inserendo comandi html.

- Oltre il Web: l’ha detto il telefonino

Naturalmente tutto questo è pensato soprattutto per le pagine Web. Considerazioni semplificate ma specifiche andrebbero fatte per le versioni di giornali digitali da proporre attraverso i nuovi canali di distribuzione mobile. I notebook e i palmari connessi in Wi-Fi, ma soprattutto i cellulari. I primi non richiedono pagine che differiscono molto da quelle classiche del Web. Sono i secondi ad avere qualcosa speciale.

Perché hanno un modello di business. E perché ancora per un certo tempo avranno una grafica e una navigabilità molto approssimative.

Dunque, tutto ciò che è testo vale per tempestività e non per completezza. Lo si paga, ma lo si vuole facilmente e in fretta. Senza cercarlo in una grande quantità di schermate inutili. I nuovi telefonini hanno appena cominciato a scoprire la navigazione a icone, ma non riescono ovviamente a superare la difficoltà strutturale che deriva dalla limitatezza dello spazio disponibile sul display. Gli editor di questi contenuti si devono sforzare di superare le limitazioni derivanti dalla navigazione ad albero. Il push è certamente una modalità abbastanza gradita per tematiche specifiche. E forse, secondo alcuni, saranno i piccoli video a dare le maggiori soddisfazioni.

In effetti nel corso dei primi mesi del 2003 gli annunci si sono inseguiti. Una parte del Tg 1 si vede con i telefonini della Tim. Una versione del Tg 5 si vede con i cellulari della Vodafone. Da tempo, una riduzione del notiziario di RaiNew24 si vede con i terminali della Wind.

L'idea è che nel tempo i consumatori accetteranno di pagare più o meno un euro per vedere sul loro piccolo schermo portatile un minuto di titoli di telegiornale, o per sentire una sintesi delle notizie accompagnata dai fotogrammi più significativi. A chi oppone l'esperienza fallimentare delle microtv a batterie che in passato sono state offerte sul mercato e nessuno le ha comprate, pur funzionando senza costi di trasmissione, viene ricordato che quegli oggetti erano più pesanti e meno funzionali degli attuali telefonini. Ma la verità è che nessuno comprerebbe un terminale per vedere una riduzione di tv a pagamento, mentre qualcuno deciderà di vedere una riduzione di tv a pagamento con un terminale che comunque ha già in tasca ed è tanto abituato a utilizzare che quando nessuno chiama si può usare per giocare o vedere i titoli del tg. Non disponendo del necessario, non si può fare a meno del superfluo.

Il fatto è che però, pur entrando in questo modo nel cellulare, la tv è destinata nel tempo a farsi largo.
Dall'abitudine di guardare ogni tanto i titoli del Tg si passerà all'abitudine a pensare al telefonino come a uno strumento per ricevere informazioni in video. E da cosa nascerà cosa. Agostino Saccà, direttore generale della Rai nel momento dell’annuncio con Tim per il Tg1, prevede la nascita di nuovi programmi informativi pensati in modo specificamente adatto al telefonino. Clemente Mimun, direttore del Tg 1 sempre al momento dell’accordo di distribuzione con Tim, pensa che il nuovo strumento di accesso non lascerà invariati i contenuti del suo notiziario.

Il che darà spunto alla produzione di contenuti video dedicati al cellulare e condurrà a un nuovo, nuovo mercato. Per i produttori di contenuti, infatti, il telefonino non è come Internet: perché garantisce un flusso di reddito, in quanto si sa che sui cellulari si paga tutto e facilmente. Tanto è vero che nell'accordo annunciato la settimana scorsa tra Rai e Tim non c'è una parola sulla raccolta pubblicitaria, benché sia Rai che Tim abbiano una concessionaria e certamente non si tirano indietro se c'è l'opportunità di fatturare.

Per le compagnie telefoniche, per ora, si tratta soprattutto di offrire più servizi che la gente sia disposta, appunto, a pagare. Ma già la scelta dei contenuti da trasmettere, il sistema di impacchettamento, l'interfaccia di navigazione, il sistema di pagamento, consentono loro di influire pesantemente sul percorso di sviluppo dei contenuti sulla rete mobile. E dai loro comportamenti deriverà uno sviluppo libero o controllato, diffuso o elitario, partecipativo o invece tale da riprodurre quella invalicabile distanza tra i produttori di contenuti e il loro pubblico che ha caratterizzato l'epoca dei mezzi di comunicazione di massa.

Dai loro comportamenti, inoltre, deriverà l'autorevolezza e la qualità dei telefonini come mezzi di comunicazione. Un tempo per avvalorare una tesi si diceva soprattutto "l'ha detto il giornale". Poi si è aggiunto in molti più casi "l'ho visto in tv". In futuro si potrebbe dire "me l'ha mostrato il telefonino". Ma una simile concezione del cellulare richiede la possibilità di accedere alla fruizione di contenuti di qualità adatta al mezzo, pensati per il mezzo e molto personalizzati. Internet ha già visto l'effetto che fa la riproduzione tout court dei contenuti venuti da altri media sul nuovo medium. E non è un bell'effetto.

Interessante poi andare a indagare sulle forme dello sviluppo di contenuti per il telefonino. Come detto, Mimun dice che un telegiornale contiene le informazioni che sono di solito sono nella prima pagina del giornale. E il prodotto che oggi il suo tg offre agli abbonati di Tim contiene quello che di solito ci sta nei titoli di un tg. Di sicuro, il telefonino richiede sintesi. Ma questa è solo uno degli elementi caratterizzanti. Ce ne sono altri, come la comunicazione a due vie e la possibilità di partecipare a community che dovrebbero emergere. Di sicuro, il fenomeno va seguito. Non siamo che ai suoi primi incerti passi.

- Giornali online in audio e video

Se gli Stati Uniti sono il mercato più sviluppato per quanto riguarda l’uso di Internet, tanto che potrebbe indicare una strada che anche altri mercati seguiranno, allora è utile notare che tra le tendenze in atto in quel paese si sta verificando un aumento importante del numero di navigatori che scelgono di usare il Web anche per ricevere trasmissioni radio e tv.

Secondo uno studio di Arbitron and Edison Media, nei primi mesi del 2003 sono arrivati a più di 103 milioni gli americani che hanno sperimentato l’uso di Internet per ricevere audio e video in broadcast. Nel 2000, i consumatori che avevano usato la radio e la tv via Internet erano meno della metà.

Naturalmente questo dipende il larga parte dal fatto che nello stesso periodo il numero di americani connessi alla Rete è aumentato, dal 55 al 75 per cento del totale della popolazione.

Una buona fetta di questo aumento è dovuto alla radio via Internet.

La tv è ancora indietro. Sono evidentemente già molto interessanti i contributi video a supporto di storie raccontate in modi più completi e accessibili con testi e foto.

Ma un altro tema forte del giornalismo online in video è da qualche anno quello delle webcam. Si tratta di telecamere fisse puntate su punti strategici della città e che pubblicano quello che vedono direttamente in Rete. È un servizio pubblico di valore, che si aggiunge in modo perfettamente coerente agli altri servizi dei giornali online, nel caso che le webcam consentano di vedere che tempo fa, quanto traffico c’è sulla strada che si fa per andare in ufficio, quanta coda c’è al cinema dove si vuole andare o al ristorante preferito. Si tratta di un complemento molto intelligente alla cronaca bianca.

Molto meno interessante appare la webcam per servizi di informazione più complessi: una webcam puntata sull’entrata del parlamento non dice molto. Sembra una soluzione più furba che utile. In quel caso, resta molto meglio la mediazione giornalistica.

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Riferimenti:

Scrivere per il Web:
Jakob Nielsen, Web usability, Apogeo, Milano, 2000.
Su Poynter, i suggerimenti per migliorare gli articoli online sono continuamente aggiornati. Si consulti per esempio: http://www.poynter.org/web.
Un’opera schematica sulle specificità di scrivere storie per i media digitali si trova in Nora Paul e Christina Fiebich, Five elements
of digital storytelling, Institute for New Media Studies, 2002, http://www.inms.umn.edu/Elements.
La scrittura per internet, giornalistica e non giornalistica, richiede conoscenze di particolari tecniche di scrittura, strutturazione dei testi, capacità di creazione degli ipertesti, comprensione degli effetti sull’utente della grafica web, e così via. Fra i molti siti dedicati alle tecniche della scrittura per internet segnaliamo il punto di riferimento in lingua italiana: http://www.mestierediscrivere.com; la guida Writing for the Web realizzata da Jakob Nielsen e pubblicata sul sito della Sun: http://www.sun.com/980713/webwriting/; il sito di Gerry McGovern, il guru britannico della web scrittura: http://www.gerrymcgovern.com/; il Web Production for Writers and Jouranlists companion site propone tutorials, approfondimenti e directories sul trema: http://www.producing.routledge.com/index.asp .
Infine una comunità di web scrittori: http://trace.ntu.ac.uk/

Per il dibattito sulle webcam e alcuni esempi:
http://www.ojr.org/ojr/workplace/1017966340.php
http://www.holdthefrontpage.co.uk/news/2001/online/
010711pups.shtml

http://www.livecam.com.au/livecam1.shtml
http://www.thewall.org
http://www.ct2004.com/live.shtml
http://www.BerlinOnline.de/spass/live_kamera.html/alex.html
http://www.tf1.fr/livecam/cam.phtml
http://www.earthcam.com/usa/newyork/timessquare
http://wxnet4.nbc4.com/chap2/citycam1.html
http://camera.touchngo.com
http://www.eng.hawaii.edu/Trafficam/waikiki.html


PRESENTAZIONE
-COME SI USA QUESTO MANUALE

INTRODUZIONE
- L’INFORMAZIONE E’ LA SUA STRUTTURA

PRIMA PARTE.

INTRODUZIONE AL GIORNALISMO ALL'EPOCA DI INTERNET

SECONDA PARTE.
COME SI LEGGONO I GIORNALI ONLINE

TERZA PARTE.
IL PROGETTO DEL GIORNALE ONLINE

QUARTA PARTE.
PRODUZIONE DEL GIORNALISMO ONLINE
– Fare il giornale online.
4.2. - Usare Internet per fare i giornalisti
4.3.- Come diventare giornalista online

QUINTA PARTE
PROSPETTIVE DEL GIORNALISMO ONLINE

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