2.1 - IL PUBBLICO IN
RETE
L’11 settembre del 2001, il 64 per cento degli americani
si è collegato a Internet per seguire gli sviluppi dell’attacco
terroristico contro New York e Washington. Secondo l’indagine
della Harris Interactive che ha raccolto questo dato,
la Rete è stata scelta come fonte di informazione per
i seguenti motivi:
1. dava notizie più dettagliate (motivazione citata dal
36 per cento dei rispondenti);
2. dava notizie che non si trovavano altrove (motivazione
citata dal 30 per cento);
3. dava notizie più aggiornate (motivazione citata dal
30 per cento);
4. era una fonte di notizie accessibile dal posto di lavoro
(motivazione citata dal 28 per cento);
5. è più veloce da usare di altri media (motivazione citata
dal 26 per cento).
Il primo passo per produrre giornalismo online è quello
di comprendere come si comporta il pubblico del giornalismo
online.
Il pubblico è cresciuto negli anni scorsi soprattutto
in termini quantitativi ma sappiamo che nei prossimi
anni, specialmente nei paesi occidentali sviluppati,
tenderà invece a crescere più in termini qualitativi.
Dal punto di vista quantitativo, la velocità della
crescita dei navigatori, in Occidente in generale e
in Italia in particolare, è stata travolgente tra il
1995 e il 2002. In Italia, dai 100 mila utilizzatori
del Web del 1995 si è passati ai 20 milioni del 2002.
Ricordiamo che, proprio sul finire del difficilissimo
2002, secondo le stime della eTForecasts, il numero
di persone che accedono a Internet nel mondo ha superato
la quota di 655 milioni. In un anno considerato di crisi
da molti altri punti di vista, gli internettiani sono
aumentati di ben 111 milioni. E un po’ ovunque nel mondo.
L’India sta costruendo il suo cammino di sviluppo sulla
produzione di software e la sua distribuzione via Internet.
La Cina, pur tra mille limitazioni politiche, sta andando
online e si appresta a superare il Giappone in termini
di utenti della Rete. Persino in l’Africa cresce la
popolazione che può accedere, grazie al fenomeno degli
Internet Café, il che viene ormai visto dagli esperti
non solo come sintomo ma anche come causa di sviluppo.
Intanto, il “G7 della Rete” si sta delineando, sempre
secondo le stime di eTForecasts: gli utenti del Web
sono 160 milioni negli Stati Uniti, 64,8 milioni in
Giappone, 54,5 milioni in Cina, 30,3 milioni in Germania
e 27,1 milioni in Gran Bretagna, 26,9 milioni in Corea
del Sud, 20,85 milioni in Italia.
Sorprendono gli italiani, in particolare, che hanno
recuperato terreno rispetto agli altri paesi con un
colpo di coda degli ultimi due anni. Secondo una ricerca
della Jupiter, la popolazione italiana online è cresciuta
del 17 per cento negli ultimi dodici mesi. E solo un
terzo degli internettiani italiani è in Rete da più
di due anni, contro una media europea del 45 per cento.
Molti si dimostrano particolarmente interessati alla
Rete: il 27 per cento dichiara che è già passato o passerà
a una connessione in banda larga.
Perché ormai il valore d’uso della Rete è riconosciuto.
Non solo per la posta elettronica, che peraltro è diventata
un genere di comunicazione quasi obbligatorio almeno
per chi lavora nei servizi, quasi come il fax. Ma anche
per molte altre attività: dall’acquisto dei biglietti
aerei all’interazione con la banca, dalla raccolta di
informazioni per acquistare un’automobile alla ricerca
di lavoro.
L’uso di Internet per cercare informazioni sui possibili
consumi e persino acquistarli direttamente, aumenta.
I dati da questo punto di vista non cessano di stupire.
Secondo una ricerca della Forrester, gli europei hanno
fatto acquisti natalizi online nel 2002 per oltre 7,6
miliardi di euro. Un aumento dell’86 per cento rispetto
all’anno precedente. Un europeo su cinque ha comprato
qualcosa in Rete nel 2002: nel 2001 la proporzione era
di uno a sette. E gli acquisti che gli europei hanno
deciso dopo avere raccolto informazioni e aver fatto
confronti via Internet sono arrivati, sempre secondo
la Forrester, a ben 20 miliardi di euro.
Gli acquisti di biglietti aerei e posti in albergo
via Internet è ormai una pratica molto diffusa. Expedia,
una delle prime agenzie di viaggi online e la prima
ad aver registrato un bilancio in utile, è leader nel
settore che sembra riuscire meglio di tutti a realizzare
le promesse della net economy. Ma anche le concorrenti
Travelocity e Orbitz migliorano i conti. Intanto, in
Europa, RyanAir e Virgin Airlines, con i loro modelli
di prezzo contenuto e l’efficiente sistema di prenotazione
online, guadagnano terreno. Come nota Ester Dyson, antica
visionaria della Rete, sta succedendo quello che ci
si aspettava: i consumatori sono meglio informati, possono
confrontare i prezzi e scelgono in modo razionale. Anche
perché le differenze di prezzo, tra i biglietti speciali
acquistati online e quelli normali, arrivano ad essere
enormi. Secondo il ceo di Priceline, Jeffery Boyd, le
compagnie aeree americane hanno perso complessivamente
14 miliardi di dollari di fatturato per la maggiore
trasparenza del mercato introdotta da Internet.
È chiaro che questo non è un passaggio senza conseguenze.
Lo si vede molto bene nel settore del trading online:
gli utenti aumentano, le società che offrono il servizio
diminuiscono. Per la Forrester, gli europei che comprano
e vendono titoli in Rete sono già 3,2 milioni e continuano
a crescere. Ma i siti di trading diminuiscono: erano
200 negli anni scorsi, sono 160 oggi e continuando così
arriveranno a 40 nel 2007 quando, sempre secondo la
Forrester, gli utenti saranno 10 milioni. Il che dimostra
che il problema della net economy non è nato da Internet,
ma dalle aziende che hanno sbagliato i loro piani.
Insomma: Internet è ormai una realtà il cui valore
d’uso è riconosciuto. Gli internettiani, in Italia come
altrove, sono cresciuti di numero fino a raggiungere
quasi la metà della popolazione. Usano la Rete per la
posta elettronica e per ricerche di vario genere: per
i consumi, per i risparmi, per le notizie di background
su vari argomenti, per scaricare musica, per partecipare
a community di interessi specifici. E tendono a passare
progressivamente a collegamenti veloci, quindi accanto
a linguaggio dei testi e delle foto potranno accedere
con maggiore efficienza a video e audio.
È in questo contesto che si sviluppa il giornalismo
online. Quantitativemente, le pagine viste dei siti
dei principali giornali sono cresciute enormemente.
Ormai, «Corriere della Sera», «La Repubblica», «Il Sole
24 Ore» e «La Stampa» sono quotidiani online da milioni
di pagine al giorno. Ma sono anche nati nuovi giornali
per una versione soltanto digitale, in particolare alcune
webzine specializzate per chi è interessato all’informatica,
ai telefoni cellulari, ai fatti locali.
Anche nel giornalismo online, le aspettative nate all’alba
del boom di Internet non sono andate deluse, in termini
di comportamento dei lettori: sono andate a picco le
aspirazioni sbagliate di alcune aziende editoriali che
volevano usare la Rete semplicemente come trampolino
di lancio per operazioni finanziarie.
Superata l’irrazionale bolla speculativa del 1998-2000
e la conseguente, altrettanto irrazionale, crisi di
sfiducia, il valore d’uso di Internet si va continuamente
riaffermando e le iniziative sane ne traggono evidente
vantaggio. Il che vale anche per il giornalismo via
Internet.
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Riferimenti:
I giornali citati
http://www.repubblica.it
http://www.corriere.it
http://www.ilsole24ore.com
http://www.lastampa.it
I dati sul numero e sui comportamenti dei navigatori sono calcolati e
diffusi da diverse agenzie di ricerca. La più prestigiose è
sicuramente l’americana Nielsen. Sul suo sito, paese per paese,
sono visibili i comunicati stampa che presentano le varie indagini condotte
dall’agenzia: http://www.nielsen-netratings.com/
. I dati sono a pagamento.
Dati di massima sul numero dei navigatori italiani (quanti sono, quali
sono i siti più visti, ecc.) sono pubblicati sul sito dell’agenzia
di ricerche One to One. I dati distribuiti gratuitamente sono ovviamente
‘in ritardo’ di alcuni mesi, ma ugualmente non privi di interesse:
http://research.onetone.it/
Una interessante directory che raccoglie link a più agenzie che
forniscono informazioni su diversi elementi statistici (l’uso dei
browser; il numero dei navigatori; la loro provenienza, la loro lingua
madre, e così via): http://www.internetstats.com/internetstats.php3
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