3.3.1.
- PROGETTAZIONE INIZIALE
- Scelta dei linguaggi: testo, video, audio, grafici,
forme di interazione
La struttura del giornale online è decisa dalla concezione
che la redazione, il direttore e l’editore hanno dell’identità
del giornale stesso.
Come vogliono parlare? No, inutile dire che vogliono
parlare in tutti i modi possibili con il loro pubblico.
Di solito lo si pensa all’inizio: useremo tutti i linguaggi
che Internet mette a disposizione. Poi la scienza triste,
l’economia, prende il sopravvento: risorse scarse per
fini alternativi... e si sceglie. Meglio saperlo subito
e farsi una chiara lista di priorità. Cominciamo con
il testo, o col video, poi andiamo in quella direzione...
Questa è una mappa delle possibilità. Ma di solito
le redazioni e chi le guida partono dalla loro esperienza.
Se vengono dalla carta stampata tendono a privilegiare
il testo, se vengono dalla televisione non pensano che
al video, se vengono dalla radio, ovviamente, si concentrano
sull’audio.
Questa è probabilmente la priorità numero uno. L’asse
sul quale tutto ruota può essere testo, audio, video.
I giornali come «La Stampa Web» partono dal testo, come
il quotidiano cartaceo dal quale provengono e nel tempo
aggiungono gli altri linguaggi. Tipicamente, il video
alla «Stampa Web» è un linguaggio usato per la documentazione:
la storia è raccontata dal testo, il video aggiunge
informazioni. Le riprese delle vicende del G8 di Genova,
in questo, sono state preziose e Internet ha consentito
alla «Stampa» di andare oltre il suo solito linguaggio
testuale. La vicenda era spettacolare, coinvolgente,
dura, importante, drammatica. Il video era documentazione
in più, preziosa, che allargava lo spettro della comunicazione.
Che però alla «Stampa» non doveva né poteva sostituire
la sostanza dell’informazione: che era ed è più riflessiva,
studiata, equilibrata. Il testo, quindi, alla «Stampa»
resta la chiave di tutto. Discorso diverso non può che
essere fatto per un giornale online che viene dalla
radio come il sito di Radio Radicale. E altrettanto
diverso è il discorso per la sperimentazione concentrata
sul video e le animazioni di My-tv.
Il sito testuale è basato sulla gerarchia grafica delle
notizie, il discorso lineare all’interno di ciascuna
notizia, i collegamenti alle storie precedenti sullo
stesso argomento e ai documenti che sostanziano l’informazione
(consigliabile metterli a lato o in fondo, non in mezzo
al testo principale), l’archivio. Il testo è una struttura
forte e tradizionale, che produce una forte interattività
o almeno una intensa attività nel fruitore e che tende
a produrre sicurezza nell’utente con effetti di approfondimento
relativamente chiari.
Il sito della radio consente di dare una struttura
al palinsesto e risolve il problema principale della
fruizione della radio: cioè consente di usare la radio
on demand, nei tempi e nei luoghi che più sono congeniali
all’utente senza dover dipendere dai tempi e dai modi
della trasmissione. Inoltre, può essere sperimentata
come una trasmissione contemporanea ad altre attività:
la radio sul pc che parla mentre l’utente, per esempio,
sta svolgendo un lavoro di grafica computerizzata.
Il sito audiovisivo è simile per certi versi a quello
della radio: soprattutto per la questione della fruibilità
del palinsesto nei tempi e modi scelti dall’utente.
Non è però adatto a un utilizzo in contemporanea ad
altre attività. In compenso consente di spettacolarizzare
l’informazione in modo non paragonabile a quanto avviene
con gli altri linguaggi. Questo ha un effetto di profondità
d’attenzione ma anche di superficialità di informazione.
La sensazione è che l’immagine percorra la superficie
dei fatti senza potersi soffermare sui significati e
senza penetrare dentro i fenomeni.
Una volta scelto il linguaggio fondamentale del sito
per quanto riguarda la trasmissione dei contenuti di
base, occorre stabilire quale relazione si vuole stabilire
con il pubblico.
Se la relazione prescelta è quella del servizio, un
linguaggio da adottare è quello dell’infografica. Ormai
i periodici ne hanno fatto una scienza. Ma anche i siti
possono giovarsene in modo particolarmente efficace.
Non si tratta solo di fare delle tabelle piacevoli a
vedersi. Ma di costruirle in modo che siano informative
ed efficienti.
Il sito del Canale Europa di Tiscali, per esempio,
utilizza le infografiche per servire il pubblico interessato
ad entrare nel labirinto delle decisioni della Commissione
Europea. Le tabelle dei programmi di finanziamento sono
studiate per consentire sia una veloce lettura finalizzata
a giudicare quali possono essere i temi interessanti,
sia una approfondita fruizione dedicata alla decisione
operativa su quale bando prendere in considerazione
per lavorare. Oppure l’infografica serve per smistare
velocemente il traffico verso le pagine che realmente
interessano nel quadro di argomenti complessi come l’allargamento
dell’Unione Europea ai dieci nuovi stati previsto per
il 2004. In questo caso, l’infografica introduce l’utente
alla geografia dell’allargamento collegandolo immediatamente
alle schede di approfondimento dei vari paesi coinvolti
nel grande processo e alle tabelle che consentono il
confronto tra le loro diverse condizioni economiche
e politiche.
Le forme di interattività esplicita, infine, vanno
inserite in funzione della relazione che si intende
coltivare con il pubblico. Alla «Stampa Web» si usano
molti strumenti di questo genere, anche perché il giornale
torinese vive da sempre in fortissima simbiosi con la
popolazione del Piemonte che ne fa una bandiera e un
simbolo di aggregazione sociale. Le notizie principali
e più controverse sono spesso accompagnate da veloci
sondaggi del tipo: in merito a questa notizia siete
d’accordo con questa tesi o con quest’altra? Il pubblico
vota e vede immediatamente i risultati che si sono venuti
a determinare fino a quel momento. Nei casi più importanti
i risultati dei sondaggi diventano a loro volta notizie
analizzate dalla redazione della «Stampa Web» e rafforzano
la relazione tra il pubblico e il giornale. Per alcuni
argomenti che il giornale segue in modo più continuativo,
come le notizie sul mondo di Internet, la «Stampa Web»
apre un forum nel quale i lettori dialogano tra loro
mentre la redazione garantisce l’animazione del dibattito
inserendo notizie e commenti. Naturalmente, la redazione
deve anche tenere sotto controllo il forum in modo che
non decada di qualità e non ospiti interventi diffamatori
o per altri versi illegali.
- Usabilità: facilità d’uso, velocità di interazione,
chiarezza grafica
La quantità di contenuti raggiungibile facilmente via
Internet è enorme e cresce costantemente. «Oggi ci sono
4 miliardi di documenti sul Web. E crescono al ritmo
di centinaia di milioni al mese» calcola Claus Weyrich,
capo della corporate research alla Siemens.
Ora: è chiaro che se i navigatori non trovano subito
quello che cercano o per qualche motivo non sono soddisfatti
tendono a cambiare sito alla velocità di un clic.
L’usabilità di un sito, nel quadro della sua progettazione,
è dunque un elemento indispensabile per il suo successo.
Il maestro riconosciuto della materia si chiama Jakob
Nielsen. Il suo libro, Web usability, è un punto di
riferimento imprescindibile per affrontare la progettazione
di un sito.
«Ci sono essenzialmente due tipi di approccio al design:
l’ideale artistico della libera espressione di sé e
l’ideale progettistico di risolvere un problema per
qualcuno» dice Jakok. È ovvio che nel caso della progettazione
di un giornale non si può che propendere per il secondo
approccio.
Tra gli errori che Jakob vede continuamente ripetuti
nella progettazione di siti, alcuni sono molto rilevanti
per i giornali. Il progetto va pensato non come un adattamento
di qualcosa di esistente al nuovo mezzo ma come un’entità
comunicativa indipendente con le proprie caratteristiche
e qualità. La grafica sgargiante è sbagliata se rallenta
l’interazione con il contenuto. Lo stile della scrittura
non va ripreso pari pari dallo stile tradizionale: «sforzatevi
di scrivere nel nuovo stile ottimizzato per i lettori
online, che scorrono il testo senza leggerlo e che hanno
bisogno di pagine molto brevi dove le informazioni secondarie
sono relegate in pagine secondarie». Infine occorre
linkare molto il proprio sito a quello degli altri:
in Internet si è forti se si è collegati e non se si
vive in una torre d’avorio. Ma i link vanno descritti
e non dati seccamente come se fosse l’utente a doverne
provare l’utilità per la prima volta.
- Grafiche alternative (metafora giornale, altre metafore)
La struttura grafica deve essere dunque pensata per
garantire l’usabilità. Ma l’interfaccia, i bottoni,
la disposizione dei contenuti e dei servizi non è solo
una gabbia organizzativa: è anche e soprattutto un messaggio.
Questo messaggio di fondo comunicato dalla struttura
della home page e delle pagine interne dei siti si chiama
in gergo internettaro “metafora”. È un insieme di segni
che tutti insieme dicono l’identità del sito.
La maggior parte dei giornali online che vengono dall’esperienza
di giornali cartacei tende a proporsi con una metafora
da giornale cartaceo. Ma non è sempre così. E non è
detto che la metafora giusta sia uguale per tutti i
giornali online.
La storia stessa dei giornali online lo dimostra. Il
«New York Times» e il «Wall Street Journal», come la
«Stampa», sono partiti con i loro siti usando una metafora
e una struttura grafica che richiamavano profondamente
quelle del giornale. Altri come il «Corriere della Sera»
e il «Messaggero» sono partiti da una grafica non meditata
e originata essenzialmente dal software che generava
automaticamente le pagine Web come sottoprodotto del
processo produttivo del quotidiano cartaceo. «Panorama»
è partito da una grafica del tutto diversa dal giornale,
orientata essenzialmente a fare un “bel sito”, ironico
e creativo, almeno secondo i criteri in voga all’inizio
del 1996. Tutti però si sono trasformati nel tempo.
Profondamente e spesso in modo molto positivo.
In che direzione? L’esperienza dei portali ha cambiato
profondamente tutti i siti e ha fatto scuola anche nei
giornali online. I bottoni di servizio hanno cominciato
a popolare le pagine tanto quanto le notizie. Intanto
la pubblicità superava le limitazioni dei banner (che
assomigliavano alle inserzioni sui media cartacei) per
liberarsi in programmi creativi che si sovrapponevano
alle pagine con disegni, animazioni e pop-up. Che possono
piacere o no, ma che sono certamente lontane dalla metafora
del giornale. Intanto, nascevano i giornali puramente
online e portavano le loro idee innovative. Come «Salon»
pensato per essere, insieme, un magazine e un forum
continuo.
Attualmente, si direbbe che le soluzioni di nicchia
si siano moltiplicate mentre le soluzioni per i grandi
giornali si siano concentrate su poche varianti. Molti
tentativi particolarmente innovativi, come quello del
«Financial Times» denso di soluzioni grafiche originali,
basate sulla programmazione in “Flash” (un software
di animazione delle pagine della Macromedia), non sono
andati molto avanti perché l’originalità si traduce
qualche volta in una difficoltà dei lettori che tendono
ad essere conservatori e abitudinari. E i sistemi editoriali,
sempre più adottati, sono relativamente flessibili ma
puntano molto spesso nella direzione, appunto, del portale.
Di certo, l’esperienza ha dimostrato che le metafore
troppo esplicite e stringenti dal punto di vista grafico,
non reggono. I giornali online che si proponevano di
riprodurre strettamente la versione cartacea hanno cambiato
idea di fronte all’impossibilità di far convivere la
logica delle pagine statiche tipica della carta con
la logica dell’interattività e dell’integrazione di
contenuti e servizi tipica della Rete. Il «Corriere»
che nella sua ultima versione era partito con una sorta
di idea fissa: che tutto il contenuto della prima pagina
si potesse vedere sempre tutto insieme, senza costringere
il lettore a far scorrere la finestra del browser verso
il basso (scrolling). Ma questa rigidità non ha retto
al bisogno di mettere meglio in luce i contenuti del
sito e di indirizzare le curiosità dei lettori con richiami
espliciti fin dalla home page. Del resto, quando succedono
fatti clamorosi, come l’attentato a New York e Washington
dell’11 settembre 2001, proprio al «Corriere» la redazione
si è trovata nell’impossibilità di rispondere alle esigenze
dei lettori stando nella gabbia tecnica e grafica tradizionale
e ha inventato una sovracopertina in html, molto semplice
e secca, per poter aggiornare in tempo reale i fatti
con lo stile delle agenzie di stampa.
Ma anche l’idea di trasformare tutti i giornali in
portali, in voga sul finire del secolo scorso, ha dato
solo parziali e temporanee soddisfazioni. In realtà,
i portali veri e propri fanno il loro mestiere meglio
di qualunque giornale che li imiti. E ancora una volta
ci troviamo di fronte a cambiamenti.
Alla «Stampa» è stata adottata una soluzione innovativa.
Il giornale torinese cambia la faccia della home page
in modo drastico nel corso della giornata. Con una fase
orientata a dare il massimo spazio alle notizie del
giornale in edicola, seguita da una parte principale
della giornata dedicata agli aggiornamenti immediati,
per finire in serata con una home page tutta dedicata
ai forum e all’interattività. È una soluzione che riporta
al centro il giornale, il ritmo di vita dei lettori,
le specificità dell’informazione online. I bottoni di
servizio sono relegati in una colonna laterale mentre
la gran parte dei link servono alla navigazione nell’informazione.
Intanto, il «Wall Street Journal» ha evoluto in maniera
magistrale: conservando la sua struttura di notizie
brevi parallela a quella della famosa colonna “What’s
news” della prima pagina del giornale ma aggiungendo
soluzioni software per l’accesso ai dati finanziari
e il loro utilizzo pratico e cercando idee originali
invece per gli speciali dedicati agli approfondimenti.
Dopo molti tentativi e sperimentazioni, si cerca dunque
di trovare la grafica che meglio dia spazio alle specificità
del giornale online senza far prevalere idee astratte
di come dovrebbe essere un sito di informazioni su Internet.
Un processo analogo avviene per i siti di informazione
giornalistica che provengono dalla televisione. Il video
torna al centro della scena. Il servizio informativo
torna al centro della progettazione. Gli sviluppi in
questo settore sono, peraltro, i più aperti perché la
diffusione della tecnologia Adsl che accelera la trasmissione
di contenuti pesanti non fa che moltiplicare le opportunità
per questo genere di notiziari.
- Scelte organizzative: redazione interna, collaboratori,
partner, comunità
La progettazione di un giornale online non può prescindere
da una definizione delle strutture redazionali. E naturalmente
il budget del giornale le determina in modo inequivocabile
per quanto riguarda le dimensioni. Ma la loro forma
invece prescinde dal budget.
Le componenti obbligatorie? Una direzione e un nucleo
centrale di ideazione e macchina, una rete di collaboratori
esterni o interni relativamente stabili per la produzione
dei contenuti strategici, un insieme di partnership
con altri possessori di contenuti, una relazione attiva
con la comunità di riferimento che va chiamata a partecipare
alla creazione dei contenuti stessi.
Questo comporta una struttura della macchina centrale
abbastanza particolare. La direzione è di solito un
mix di visione, competenza contenutistica e manageriale.
La macchina deve coordinare non solo i tempi e metodi
della produzione dei collaboratori ma anche gestire
le relazioni con i partner e alimentare la relazione
con la comunità, oltre a interloquire in modo paritario
con i responsabili della struttura tecnologica. I collaboratori
vanno guidati per scrivere efficacemente sul Web. I
partner devono avere un accordo di soddisfazione reciproca.
La comunità deve essere indotta a intervenire con un
metodo e i suoi interventi vanno integrati nella produzione
redazionale anche riprendendone i contributi nei pezzi
giornalistici.
Tutto questo può essere fatto con grande dispiegamento
di mezzi o in economia. Ma le funzioni citate sono tutte
indispensabili.
- Piattaforme software e content management
Non è più l’epoca dei siti giornalistici scritti direttamente
nel linguaggio html. Esistono sistemi editoriali per
tutte le tasche e per tutte le dimensioni. E consentono
contemporaneamente di inserire i singoli contenuti e
di gestire l’insieme dei pezzi presenti sul sito.
I siti in html erano relativamente semplici da fare.
Avevano il vantaggio di poter essere realizzati senza
costi particolari e hanno abbassato drasticamente le
barriere alla pubblicazione dando vita al fenomeno gigantesco
della crescita dei contenuti del Web. Occorreva solo
imparare qualche comando in html oltre alla trasmissione
in ftp e il gioco era fatto. Ma dopo poco tempo, i siti
giornalistici in html, basati su una quantità di pagine
statiche con link ripetuti su ciascuna pagina e con
alberature sempre più complesse, determinavano una sostanziale
impossibilità di gestione. E una quantità incredibile
di errori.
È quindi arrivata l’epoca dei siti fondati su data
base. Avevano i vantaggi e gli svantaggi opposti ai
siti in html. Il data base costituiva una vera barriera
(economica, tecnologica, di know how) alla pubblicazione.
Ma in compenso, la gestione dei contenuti era automatizzata
e il controllo della qualità delle pagine era garantito.
Si perdeva peraltro in qualità e creatività grafica,
in tempestività nell’aggiornamento strutturale delle
pagine, in facilità d’uso.
Oggi il tema è risolto con i sistemi editoriali appoggiati
su soluzioni di content management. Questi sistemi strutturano
la produzione di pagine e le relazioni tra loro in modo
da garantire la qualità senza però costringere a gabbie
tecnologiche la creatività delle redazioni. Inoltre
si occupano di molti aspetti relativi all’interazione
con il data base. Quindi facilitano l’uso delle statistiche
sugli accessi, il monitoraggio degli utenti registrati,
il controllo delle attività dei potenziali utilizzatori
illegali dei contenuti.
I sistemi editoriali esistenti vanno dalle soluzioni
estremamente costose, adatte ai grandi giornali che
vogliono unire la produzione cartacea a quella online,
magari fornendo una versione a pagamento e una versione
gratuita, a soluzioni poco costose e gestibili con risorse
limitate che addirittura consentono il fenomeno dei
giornali personali: i diari online, chiamati weblog
(o blog).
- Periodicità alternative (la sovrapposizione di diverse
periodicità)
Il progetto di giornale online ha una specificità rispetto
a qualunque altro medium. La periodicità non è data
dal mezzo. Ma dalle scelte editoriali.
La periodicità decisa dall’editore è determinante per
il modo in cui si scrivono i pezzi.
Le notizie immediate sono necessariamente secche e
precise. Si risponde a “dove”, “quando”, “cosa”, “chi”...
ma non ci si occupa molto del “perché”. Gli approfondimenti
e le inchieste, invece, hanno una periodicità più lunga
e devono necessariamente rispondere a qualche “perché”.
I commenti possono essere immediati o approfonditi.
Le interviste possono essere basate su una sola frase
rubata all’interlocutore mentre prende il taxi oppure
essere degli eventi preparati con cura e montati con
l’arte di uno sceneggiatore. E anche in questo caso,
sta alla scelta della linea editoriale e a chi la interpreta
definire con quale taglio temporale tutti questi contenuti
vadano predisposti.
Tutto questo è molto specifico del giornalismo online.
In realtà, la periodicità dei giornali cartacei o dei
telegiornali si impone sui contenuti in modo diretto
e massiccio.
Su Internet non è il medium a determinare la periodicità.
Ovviamente, le notizie vanno rinfrescate il più possibile.
La pagina di un giornale online non può restare sempre
uguale a se stessa mentre fuori, nel mondo succede di
tutto. E naturalmente, le ultime notizie vanno date
velocemente e senza troppi fronzoli. Andando diritti
al punto della questione.
Ma la relazione tra il giornale online e il suo pubblico
non si ferma di solito a questo. Anzi. Gli strumenti
sono diversi e definiscono una dinamica del tempo di
consultazione molto articolata. Dalle notizie si può
passare alla documentazione, che i lettori possono guardare
subito oppure tenere da parte per un’ulteriore approfondimento,
alle testimonianze in video o audio, alle storie collegate
già pubblicate dallo stesso giornale e ovviamente alle
varie forme di interazione (dai sondaggi ai forum).
La velocità del tempo che scorre a questo livello è
dunque articolata come le abitudini del pubblico, non
come imposto dalle scelte editoriali. Potenzialmente
è una bella liberazione per il pubblico. Naturalmente,
sfruttarla al meglio è costoso per la redazione.
Che del resto può aprire un fronte ancora di maggiore
durata con il pubblico: attraverso le directory, un
servizio tipico dei portali, ma che molti giornali realizzano
con molta competenza. Si tratta in sostanza di mediare
per il pubblico con la quantità di risorse esistenti
in Rete, dando un’interpretazione alla scelta delle
risorse online da segnalare coerente con le caratteristiche
del pubblico che si riconosce in una particolare testata.
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Riferimenti:
Riferimenti:
http://www.lastampa.it
http://www.radioradicale.it
http://www.my-tv.it
Jackob Nielsen, Web usability, Apogeo, Milano, 2000.
http://www.repubblica.it
http://www.nytimes.com
http://www.corriere.it
http://www.wsj.com
http://www.panorama.it
http://www.salon.com
http://ilmessaggero.caltanet.it
Il concetto di usabilità:
Sulla web usability e il web design in genere il sito da non perdere è
sempre il sito personale di Jacob Nielsen: http://www.useit.com/. Nielsen,
com’è noto, è il padre dell’approccio minimalista
al web design. Secondo la sua impostazione un progetto grafico per il
web raggiunge il risultato ottimale quando è perfettamente visibile
dal maggior numero di computer, compresi anche quelli dotati di browser
non aggiornati oppure con configurazioni di basso profilo. Un bell’esempio
pratico della sua filosofia è il nuovo sito di Sun Microsystem
(http://www.sun.com) realizzato in base
ad un suo progetto e seguendo i suoi criteri di web usability. Gli esperti
di web usability presenti in rete con propri siti sono tantissimi: fra
questi segnaliamo Steve Krug (http://www.sensible.com/)
che ha lavorato per Apple, Aol, Netscape. Un sito gestito da professionisti
italiani della web usability ricco di risorse e informazioni in italiano:
http://www.webusabile.it.
Il concetto di accessibilità:
Il concetto di web accessibility, quando si parla di utilizzatori della
rete dotati di tutte le capacità uditive, visive e sensoriali,
è concettualmente sovrapposto a quello di web usability: un sito
che risponde ai criteri di usabilità è già di per
se un sito accessibile a chiunque possa usare la vista, le mani, l’udito
e non soffra di impedimenti meccanici, psicologici o neurologici. Quando
invece si parla di utilizzatori della Rete in condizioni di handicap entra
in gioco la web accessibilty intesa come vera e propria disciplina intesa
a mettere in pratica nel progetto di un sito tutti gli accorgimenti che
consentono di favorire la fruizione dello stesso ai portatori di handicap.
Le regole internazionali della web accessibility sono stabilite dalla
Web Accessibility Iniziative del W3C (http://www.w3.org/WAI/):
qui trovate norme, specifiche software internazionali e news. Per l’Italia
l’autorità deputata a dettare le norme di accessibilità
a cui devono attenersi i siti della pubblica amministrazione è
l’AIPA: http://www.pubbliaccesso.it/.
Chi cerca, oltre alle news, anche indicazioni su dove reperire in Rete
risorse e informazioni sul tema può visitare il sito di AWARE (Accessible
Web Authoring Resources and Education Center):
http://aware.hwg.org/; oppure l’italiano: http://www.webusabile.it.
Se invece avete realizzato un sito o una pagina web e volete testate la
sua corrispondenza ai criteri di accessibilità potete rivolgervi
a: http://www.w3.org/WAI/ER/existingtools.html.
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